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IL GRINCH
(HOW THE GRINCH STOLE CHRISTMAS)
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  Stampa questa scheda Data della recensione: 9 dicembre 2000
 
di Ron Howard, con Jim Carrey, Jeffrey Tambor, Christine Baranski (Stati Uniti, 2000)
 
Jim Carrey è il più grande attore del cinema americano contemporaneo? Non sono in pochi a sostenerlo; e ciò che riesce a fare in IL GRINCH ha dell'incredibile. Cancellato dal più spesso dei travestimenti - una crosta gommosa ricoperta di peluria e provvista di tutta una serie di protuberanze - è quella specie di yeti che da il titolo al film: creatura verdastra e biliosa, assolutamente sgradita alla comunità di Whoville (letteralmente, "Città-di-chi") che vive nell'idilliaco villaggio ai piedi della montagna inaccessibile sulla quale si è rifugiato dall'infanzia il nostro mostriciattolo. In odio all'umanità ed, in particolare al Natale che si avvicina.

Ebbene, attraverso quella maschera tragicomica, caricaturale, esagerata come tutte le invenzioni destinate ad eccitare le platee smaliziate del nostro tempo, attraverso soprattutto le maglie di uno spettacolone fantasioso ma assolutamente ligio alle esigenze natalizio-budgetarie hollywoodiane, l'umanità e la malinconia che traspare ciò malgrado dal film, quel poco di trasgressivo che ci aveva rimandato il dottor Seuss, autore del racconto disincantato d'inizio secolo, "How the Grinch Stole Christmas", tutta l'anima del film, insomma, la dobbiamo a quello svitato che sempre di più si rivela essere di genio. La forza straordinaria della sua gestualità, il lampo di uno sguardo che spiamo sotto la cartapesta, la piega minima che risalta sotto la plastica del travestimento bastano ad imprimere al film commozione, provocazione, umorismo.

Se a Jim Carrey sembra riuscire ormai ciò che non sempre riusciva a Jack Nicholson (stare in eterno, a prima vista esasperatamente sopra le righe; ma restare significativo ed umano), il resto del film di Ron Howard trasuda simpatia se non proprio buoni sentimenti: alta professionalità, che purtroppo non significa grande personalità. Il tema del Diverso, non soltanto poetico ma cosi importante da sempre per non dire dei tempi che corrono è ereditato dalla fonte letteraria. Ma, sfortunatamente per il regista, in maniera piuttosto flagrante da almeno due capolavori che hanno preceduto questo GRINCH: THE NIGHTMARE BEFORE CHRISTMAS di Tim Burton (le maschere di Halloween che s'impossessano di Babbo Natale per sabotare il Natale) e EDWARD MANI DI FORBICI, dello stesso regista. Non solo il grande film dell'odio verso il diverso; ma, come vorrebbe essere anche IL GRINCH, del contrasto fra il mondo della luce e quello delle tenebre, fra la purezza e l'intuito dell'universo infantile e la corruzione (in questo caso consumistica) di quello degli adulti.

Tutto ciò non è per nulla sorprendente: cineasta tuttofare (COCOON, WILLOW, CUORI RIBELLI, APOLLO 13, IL RISCATTO, EDtv) e qualità inossidabile, Ron Howard ha sempre giocato sul sicuro: facendo suoi i successi che gli suggerivano l'aria dei tempi. Quella che ispira questa rimessa in questione dello spirito natalizio è lungi dall'essere inutile o antipatica; cosi come la qualità di molte sequenze del film. In quanto al resto, ci pensa Jim Carrey.


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